Artefice di un’esistenza felice
Antoine Barizzi ha 16 anni quando un incidente gli impedisce di tornare a casa. Oggi è tetraplegico, impegnato in politica, ha conseguito vari diplomi e fa di tutto per vedere splendere il sole.
Testo: Peter Birrer
Foto: Adrian Bär
Era un giovedì, quel 17 settembre 2009, e Antoine si trovava in palestra a Chézard-St-Martin (NE), il suo paese natale sulle vette del Giura. Quella sera la palestra era riservata alla società di ginnastica. Ginnasta di talento, Antoine investe fino a dieci ore a settimana negli allenamenti. Ultimamente si sta esercitando a effettuare un doppio salto mortale al trampolino con atterraggio in piedi. Così anche quella sera.
«Per piacere non toccatemi...»
In palestra prende la rincorsa, avvia la fase di volo e si avvita a gran velocità. Ma contrariamente a quanto previsto, dopo il doppio avvitamento il suo corpo non si ferma. Il tappetone non è sufficiente per ammortizzare il violento impatto. Il suo corpo non risponde più. Realizzando immediatamente la gravità della situazione, Antoine chiede ai compagni accorsi di non essere toccato. Interviene prima un’ambulanza, poi la Rega e i genitori vengono informati dell’incidente: loro figlio deve essere ricoverato al Centro svizzero per paraplegici. Questo è il giorno in cui la vita di Antoine subisce una svolta imprevedibile.
La mia vita? Un punto interrogativo
Quattro ore più tardi è già sotto i ferri, ma quando il mattino successivo si sveglia non riesce ancora a muoversi. La quinta vertebra cervicale è fratturata e le vertebre adiacenti fortemente danneggiate. Sentirà allora per la prima volta una parola che inizialmente non gli dice molto: tetraplegia. «Paraplegia, ok, l’avevo già sentito», spiega. «Ma la tetraplegia?» Quando scopre quante funzioni corporee sono interessate dalla paralisi, la sua vita gli sembra un grande punto interrogativo. In che misura dipenderò dagli altri? Riuscirò a spostarmi da solo? Un’unica volta, in un momento di sconforto, dice alla sorella maggiore: «Christelle, la mia vita è distrutta. Ho perso tutto quello che avevo.» Lo sport gli ha insegnato l’importanza della forza mentale per superare ostacoli e affrontare di petto anche i compiti più complessi. «Volevo tornare alla mia vita di sempre.»
A casa in ospizio
Aveva soli sedici anni quando la vita gli ha fatto lo sgambetto e ha dovuto diventare adulto da solo in una realtà completamente nuova. Dopo oltre nove mesi a Nottwil non è infatti tornato a casa dai suoi genitori, bensì si è trasferito in una casa di cura a Neuchâtel. Ubicata nei pressi di liceo e università, l’ospizio garantiva un’assistenza giorno e notte. Dopo dieci anni trascorsi lì, Antoine Barizzi ritiene che sia stata la soluzione migliore per tutti. «Sarebbe stato molto impegnativo, sia per me che per i miei familiari, se fossi dovuto spostarmi tutti i giorni tra Chézard-St-Martin e Neuchâtel per andare a scuola.»
Corsi di sociologia per tutti
A scuola non deve compiere particolari sforzi per rientrare tra i primi della classe. Dopo aver conseguito la maturità, studia Comunicazione e Sociologia, ottenendo il Bachelor, e prosegue gli studi conseguendo un Master in Sociologia e Gestione aziendale. Inoltre ha la passione dell’improvvisazione teatrale: adora essere sul palcoscenico, ricevere uno spunto dal pubblico e poi esibirsi liberamente, senza copione. Allo sport invece ha rinunciato da quando nel 2013 sciando si è fratturato la spalla destra. Oggi vede il mondo con occhi diversi? «Per forza: se una volta vedevo il mondo da un metro e ottantacinque, oggi dal mio metro e quaranta ho una prospettiva un po’ diversa.» Ride, ma poi torna subito serio: «Studiare mi ha insegnato che bisognerebbe liberarsi dai pregiudizi e riflettere: ciò che riteniamo essere vero lo è veramente? E perché riteniamo che lo sia?» È convinto che offrire dei corsi di sociologia nella scuola dell’obbligo promuoverebbe l’apertura mentale e il pensiero critico. Secondo Antoine Barizzi la situazione globale si presenta complessa: «Qui in Svizzera siamo fortunati: viviamo in un Paese con un elevato standard di vita, un sistema di sostegno nazionale ineccepibile e una buona infrastruttura», afferma. «Ma sul nostro pianeta molte cose vanno per il verso sbagliato. Temo che la pandemia che stiamo vivendo sia solo un assaggio di ciò che ci attende in futuro.»
Un’ispirazione per gli amici
Ma non sarebbe da lui limitarsi solo alle parole, alle critiche. Intervenire, ecco cosa vuole, agire e dare degli spunti. La libertà e la responsabilità sono per lui dei temi importanti, come anche il sostegno degli imprenditori. Questo è il motivo per cui si impegna in politica, prima nel PBD, mentre dal 2017 al 2020 è deputato PLR nel Gran Consiglio del Canton Neuchâtel, carica che lascerà successivamente al trasferimento nella ParaCasa a Schenkon. Figlio di un muratore indipendente, Antoine regolarmente si incontra con gli amici della Société de Belles-Lettres, un’associazione studentesca che dispone di un locale nel cuore di Neuchâtel. Ci sembra d’obbligo farci tappa durante il nostro incontro. I suoi amici ordinano una pizza, aprono una bottiglia di bianco e iniziano a discutere di vari temi. Antoine è uno di loro. «È una vera ispirazione», afferma Dario Principi. «È un tipo divertente», aggiunge spontaneamente Simon Vouga, mentre Florian Grob afferma: «Con lui ci si può perdere in lunghe e interessanti discussioni. È molto informato sui temi più disparati.» La disabilità fisica del loro amico i tre la ricordano solo quando c’è da faticare per fargli superare quel paio di gradini all’ingresso.
Trovare i propri limiti
Lettore appassionato, nel 2020 ha divorato ben 40 libri e, avendo concluso gli studi, sta cercando di posizionarsi nel mondo del lavoro. Attualmente sta svolgendo uno stage in gestione di progetti presso una start up neuchatellese impegnata a sviluppare un’app, che permette agli utenti di imparare a parlare in pubblico con maggiore facilità. Inoltre Antoine non ha mai perso il suo sottile senso dell’umorismo. Quando era a Nottwil mandava agli amici della società di ginnastica dei messaggi esilaranti. «Era più positivo di noi», ricorda Anthony Bärfuss, un amico d’infanzia che dopo l’incidente vide Antoine giacere ai piedi del trampolino. Ora Anthony si trova sotto la pioggia, davanti alla palestra di Chézard-St-Martin, insieme a Julien Richard, un altro amico che all’epoca sentì l’ambulanza sfrecciare sulla strada davanti a casa e temette subito un incidente in palestra. I tre non si vedono spesso. Eppure quando si vedono il tempo sembra essersi fermato. Non parlano mai dell’incidente e di questo brutto scherzo del destino. Anche perché sarebbe inutile.
Antoine Barizzi ha cercato la sua felicità e l’ha trovata. «Non è sempre facile essere felici, non lo è per nessuno», spiega, «ma possiamo fare molto per avvicinarci alla felicità.» Anche per lui non è certo stato facile superare l’incidente: cambiare mentalità e abituarsi alle nuove circostanze ha richiesto molta tenacia. «Ci sono stati momenti difficili, ma perseverando si raggiunge un punto in cui si ha tutto il diritto di essere soddisfatti della propria vita.» Chi oggi guarda Antoine vede una persona dal carattere equilibrato e sereno, che ha fatto sue le parole del filosofo Marco Aurelio: «Che io possa avere la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare quelle che posso cambiare e la saggezza di saperle distinguere.»
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