Lei dona coraggio
Nadia Bianda è in sedia a rotelle dopo un incidente in moto. Ancora oggi ci sono momenti in cui fa fatica ad accettare il suo destino, ma non si lascia abbattere. In veste di Peer Counsellor (consulente tra pari) presso il Centro svizzero per paraplegici (CSP) vuole infondere coraggio a coloro che vivono una situazione simile alla sua. Ha l’argento vivo addosso e non conosce ostacoli.
Testo: Peter Birrer / Andrea Neyerlin
Foto: Beatrice Felder / Sven Germann / Pascal Lorch
Una lesione midollare può colpire chiunque, in modo del tutto inaspettato e senza alcuna colpa. Giordi richiama l’attenzione su questo aspetto come ambasciatrice della campagna «Non per colpa mia». La campagna sarà lanciata in televisione, online e sui cartelloni nella Svizzera tedesca e in Ticino a partire dall’autunno. «Sono orgogliosa di far parte di questa nota campagna. Voglio incoraggiare le persone a diventare membri dell’Unione dei sostenitori della Fondazione svizzera per paraplegici raccontando la mia storia personale dell’incidente», racconta la 53enne. Giordi siede in carrozzina dalla caduta in moto avvenuta 33 anni fa. «Quando si subisce un tale colpo del destino, si ha bisogno di un posto come qui a Nottwil. Nel Centro svizzero per paraplegici (CSP) si riceve la preparazione professionale per affrontare la vita quotidiana dopo la degenza in Clinica. Qui si ha il tempo di ritrovare il senso della vita. E si possono scambiare idee, piangere e ridere con persone che si trovano nella stessa situazione».
Non conosce ostacoli
Carica di energia, Giordi non conosce ostacoli. Con il suo modo di fare positivo e aperto, sostiene altre persone para e tetraplegiche come consulente alla pari presso il CSP. Le ascolta, risponde alle loro domande infondendo loro coraggio e non conosce alcun tabù. «È importante parlare di tutto, di alcune tematiche riusciamo addirittura a ridere», afferma portando l’esempio dello svuotamento vescicale e intestinale, una problematica comune a molte persone mielolese. «Io stessa ho dovuto apprendere a gestire tutto quanto.»
Con questa franchezza e il suo modo di fare amichevole, Giordi guida gruppi di visitatori attraverso il campus di Nottwil.
Sentirsi un po’ a casa
Nadia Bianda è originaria di Prugiasco, un villaggio in Val di Blenio, dove cresce insieme a Solidea, la sua sorella gemella. A Prugnasco altre bambine portano il nome di Nadia, motivo per cui i genitori iniziano ben presto a chiamarla Giordi, diminutivo di Giordana. Giordi è un piccolo terremoto, curiosa, avventurosa, che non teme nulla. Il giorno prima del suo ventesimo compleanno sale sul sedile posteriore in sella alla moto del suo compagno. Ma l’escursione nella Svizzera tedesca è sfortunata, cadono in moto e Giordi rimane gravemente ferita. La diagnosi che segue è di paraplegia incompleta. Viene dapprima operata a San Gallo, poi a Lucerna, dove constatano delle fratture alla colonna sacrale. Altri interventi chirurgici seguono all’Inselspital di Berna. Per Giordi è un tormento, fino a che, tre anni dopo, viene a sapere del CSP. All’età di 23 anni viene a Nottwil, dove finalmente si sente ben assistita. Nel 1994 Giordi ritorna in Ticino, si sposa e nel 2000 dà alla luce una bambina: un sogno che diventa realtà. Poi, nel 2011, si trasferisce a Geuensee, nella Svizzera tedesca, dove però le manca la sua lingua madre. Perciò si reca spesso al CSP, dove trascorre delle serate chiacchierando e cenando in compagnia di pazienti ticinesi: «In questo modo riuscivo a sentirmi un po’ a casa», afferma spiegando poi come sia nata l’idea di diventare l’interlocutrice per i pazienti provenienti dal sud della Svizzera.
Sprizza ottimismo
Spesso tormentata da dolori brucianti, Nadia Bianda scopre che la pittura contribuisce ad attenuarli. Da questa forma terapeutica nasce un hobby, una passione che sfocia in una professione. «Quando vivo la mia creatività, mi muovo in un altro mondo», afferma illuminandosi. Apprende la pittura da Fausto Corda, un allievo dell’Accademia di Belle Arti di Brera. Oggi ha un suo proprio atelier, offre corsi e incoraggia i pittori dilettanti e i più avanzati ad esprimere artisticamente le proprie emozioni.
Il suo ottimismo lo ha ereditato da suo padre, del quale racconta: «Non ha avuto una gioventù facile, eppure non si è mai lamentato.» Tutto d’un tratto, le lacrime le rigano le guance: «Mi aveva sempre detto di non andare mai in moto. Io l’ho fatto lo stesso, e l’ho deluso.» Ma Giordi ha lottato per tornare a vivere, diventando un personaggio che vuole essere d’esempio per le persone con una disabilità simile alla sua e che si impegna più che può a favore delle persone disabili. Le sue massime di vita preferite sono «Vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo» e «Bisogna accontentarsi di ciò che si ha». Sia in senso proverbiale che in senso lato, questo atteggiamento di fronte alla vita le dà la forza di superare le difficoltà. Adesso gli occhi di Giordi brillano di nuovo. Sì, questa donna ha la grinta di chi non conosce ostacoli.
Un film documentario
Giordi ha partecipato a un film documentario trasmesso dalla RSI. Il film ritrae una giovane donna con una lesione midollare che ha effettuato la sua riabilitazione presso il Centro svizzero per paraplegici e ha ricevuto il sostegno di Giordi come consulente alla pari. Si concentra sul desiderio della giovane donna di essere felice, anche su una sedia a rotelle. Giordi è per lei come un angelo custode, che la accompagna in questo percorso.
Gabriela Bühler
Cosa desta le maggiori incomprensioni nelle relazioni con le persone deambulanti? «Sono grata di ricevere aiuto quando lo chiedo, o quando mi viene proposto. Spingere la mia sedia a rotelle senza essere interpellata è come se qualcuno mi desse uno spintone e potrebbe essere addirittura pericoloso. Venire spinta a sorpresa può farmi spaventare e nel peggiore dei casi può farmi cadere dalla sedia a rotelle.»
Alexandra Burkart
Cosa la infastidisce di più quando ci si rivolge a voi come coppia? «Mi disturba molto quando al ristorante mio marito, che siede in sedia a rotelle, non viene considerato e ci si rivolge a me per sapere quello che 'lui' desidera mangiare.»
Tim Shelton
Qual è la più grande limitazione nella sua vita di ogni giorno? «I dolori cronici negli arti paralizzati e privi di sensibilità sono in cima alla graduatoria delle limitazioni contro cui noi persone in carrozzella dobbiamo lottare. Ancora prima del fatto di non essere più in grado di camminare. Nelle persone con lesione del midollo spinale le fibre nervose che portano al cervello sono recise a una certa altezza e non inviano più o inviano informazioni errate al cervello, che tenta di completare le informazioni mancanti senza tuttavia riuscirci. Questo è un dolore spesso molto arduo da sopportare.»
Werden Sie jetzt Mitglied und erhalten Sie im Ernstfall 250 000 Franken.